Avv. Barbara Sciascia :: Studio legale a Verona

QUOTA TFR ED INCENTIVO ALL’ESODO Cass. Civ., sez. IV, 12.07.2016, ord. n. 14171

25.06.2017 nel 12:25

L’art. 12-bis L. n. 898 del 1970 (Legge sul divorzio) introdotto dalla l. 6-3-1987, n. 74 attribuisce al coniuge, nei cui confronti sia stata pronunciata sentenza di scioglimento o di cessazione degli effetti civili del matrimonio, il diritto ad una percentuale dell'indennità di fine rapporto (TFR) percepita dall'altro coniuge all'atto della cessazione del rapporto di lavoro. Tale percentuale è pari al 40% dell'indennità totale riferibile agli anni in cui il rapporto di lavoro è coinciso con il matrimonio.
La norma in esame trova applicazione sia nel caso in cui il TFR maturi prima della sentenza di divorzio, che dopo. Nel primo caso, il suo ammontare potrà già essere entrato nel patrimonio familiare o comunque potrà già essere stato oggetto di valutazione nella regolamentazione dei reciproci rapporti tra i coniugi. Il diritto alla quota del TFR, in tal caso, sorge soltanto se l’indennità spettante all’altro coniuge venga a maturare al momento della proposizione della domanda introduttiva del giudizio di divorzio o successivamente ad essa.
La corresponsione della quota del TFR dell’ex coniuge non consegue automaticamente, bensì è necessario che la parte interessata avanzi richiesta, anche successivamente all’effettiva percezione del TFR da parte del suo titolare.
Tale diritto spetta a condizione che il coniuge richiedente sia titolare di assegno divorzile e non sia passato a nuove nozze. Entrambi i requisiti devono sussistere al momento in cui il titolare del TFR ne richiede la corresponsione. Perciò la quota di spettanza potrà essergli riconosciuta, anche quando i requisiti appena descritti siano venuti meno, sempreché sussistessero al momento della sua percezione, da parte dell’interessato.
Il diritto alla percezione del TFR sui redditi dell’altro coniuge può essere oggetto di rinuncia, anche con dichiarazione espressa nell’atto di divorzio.
Il diritto a richiedere la corresponsione della quota di TFR è diritto personale, non trasmissibile iure hereditatis (decade con la morte del suo titolare).
La misura della quota di TFR dovuta all’ex coniuge è descritta dall’art. 12 bis, 2° co., l. divorzio e corrisponde al 40% dell’indennità totale, riferibile al periodo in cui il rapporto di lavoro dal quale deriva è coinciso con il matrimonio. Ciò significa che l’ex coniuge non ha diritto a percepire sic et simpliciter il 40% del TFR del suo titolare, bensì che tale percentuale deve essere quantificata in relazione al periodo di tempo in cui il rapporto di lavoro è coinciso con il matrimonio; risultato che si ottiene dividendo l'indennità percepita per il numero degli anni di durata del rapporto di lavoro, moltiplicando il risultato per il numero degli anni in cui il rapporto di lavoro sia coinciso con il rapporto matrimoniale e calcolando il 40 per cento su tale importo.
La disposizione, certamente equa e ragionevole, permette di risolvere anche la problematica relativa alla suddivisione della quota di TFR, qualora gli ex coniugi siano più di uno.
La Cass. Civ., sez. IV, 12.07.2016, ord. n. 14171 ha esteso l’applicazione della disciplina di cui all’art. 12-bis, L. n. 898 del 1970 anche le somme corrisposte dal datore di lavoro come incentivo alle dimissioni anticipate del dipendente (c.d. incentivi all’esodo), atteso che dette somme costituiscono reddito di lavoro dipendente, essendo predeterminate al fine di sollecitare e remunerare, mediante una vera e propria controprestazione, il consenso del lavoratore alla risoluzione anticipata del rapporto. Il soggetto percipiente, dunque, ai sensi dell’art. 12-bis, L. 898/1970, è tenuto a versare all’ex coniuge la quota di pertinenza dell’incentivo all’esodo percepito, trattandosi di voce integrativa della retribuzione (40% TFR).

QUOTA TFR ED INCENTIVO ALL’ESODO Cass. Civ., sez. IV, 12.07.2016, ord. n. 14171

Condividere su: