Avv. Barbara Sciascia :: Studio legale a Verona

EFFETTI SULL’ASSEGNO DI DIVORZIO CONSEGUENTI ALLA COSTITUZIONE DI NUOVA FAMIGLIA DI FATTO

26.06.2017 nel 00:00

Sia l’assegno di mantenimento in sede di separazione che l’assegno di divorzio sono soggetti alla regola del rebus sic stantibus e possono essere revocati o modificati nell’ammontare qualora, successivamente alla pronuncia di separazione o divorzio, intervengano mutamenti tali da giustificare una revisione.
Il diritto all’assegno divorzile cessa automaticamente in tre casi:
con la morte dell’obbligato (art. 448 c.c.), allorquando il beneficiario può usufruire di speciali diritti successori e previdenziali (artt. 9 e 9 bis l. divorzio);
con la morte del beneficiario, poiché il diritto alla contribuzione economica ha natura personale;
qualora il beneficiario passi a nuove nozze (art. 5, 10° co., l. divorzio), in quanto con il nuovo matrimonio insorgono nuovi diritti e doveri coniugali, anche di contenuto economico, incompatibili con la fruizione di benefici economici derivanti da un passato rapporto coniugale, rispetto al quale determinano la rottura di ogni rapporto causale, giustificativo dell’obbligazione assistenziale (qualora sia l’obbligato a passare a nuove nozze, costui potrà solamente giustificare una possibile revisione delle disposizioni relative alla misura ed alle modalità della contribuzione economica verso l’ex coniuge, in considerazione dell’insorgenza di nuovi obblighi a contenuto patrimoniale).
Nel caso di passaggio a nuove nozze del beneficiario, questi perde l’assegno divorzile automaticamente, senza che sia necessario ricorrere all’autorità giudiziaria; sicché è legittima l’opposizione dell’obbligato a precetto od alla esecuzione intrapresa ai suoi danni dall’ex coniuge che nel frattempo dovesse esser passato a nuove nozze (Tribunale BARI, Sentenza, Sez. II civ., 02/03/2011 Ruffino Giudice).
Eccettuate tali ipotesi, la revoca o la modifica del diritto all’assegno divorzile non può avvenire ad arbitrio dell’obbligato, ma esclusivamente per provvedimento giudiziale, oppure per accordo scritto tra le parti.
In particolare, al fine di decidere sulla revisione dell’assegno divorzio, il Giudice è tenuto ad accertare la sopravvenienza di “giustificati motivi dopo la sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio” (art. 9, 1° co., l. divorzio); ovvero dispone la revoca dell’assegno quando vengono meno i requisiti che ne giustificano la corresponsione, come indicati dall’art. 5, 6° co., l. divorzio:
- quando il beneficiario acquisisca mezzi adeguati per provvedere autonomamente al proprio sostentamento o venga altrimenti meno lo stato di bisogno che ha determinato il diritto alla sua fruizione;
- quando le sostanze patrimoniali dell’obbligato, per cause indipendenti dalla sua volontà, subiscano un abbattimento.
La revoca o la modifica dell’assegno divorzile per provvedimento giudiziale ha valenza dal momento della pronuncia. E’ perciò onere della parte interessata richiedere espressamente che l’efficacia retroagisca dal momento della domanda.
Premesso quanto sopra, è da interrogarsi in ordine agli effetti che può produrre una convivenza sul diritto all’assegno divorzio e dunque se lo stesso cessi automaticamente come nel caso di passaggio a nuove nozze.
Per molto tempo, la giurisprudenza ha negato l’estensione analogica dell’art. 5, 10° co., l. divorzio alle ipotesi di convivenza more uxorio, in quanto essa non implica alcun dovere di solidarietà economica in conseguenza della sua interruzione.
Quest’orientamento, tuttavia, avrebbe potuto influire sulla determinazione del coniuge beneficiario dell’assegno divorzile ad addivenire a nuove nozze, con conseguente ingiusto aggravio della posizione dell’ex coniuge obbligato.
Preso atto di ciò, la giurisprudenza ha recentemente cambiato passo.
La Cass. Civ., Sez. V, 13.12.2016 n. 25528 ha riconosciuto che l’instaurazione di una nuova famiglia, ancorché di fatto, da parte del coniuge divorziato beneficiario dell’assegno divorzio rescinde il legame con il tenore di vita avuto in costanza di rapporto con l’ex coniuge ed esclude ogni residua solidarietà post-matrimoniale in ordine alla riconoscibilità dell’assegno divorzio. Il coniuge tenuto all’assegno di divorzio pertanto può confidare nell’esonero definitivo da ogni obbligo.
Tale stato, tuttavia, non può essere automaticamente e presuntivamente considerato a sfavore del beneficiario, poiché da tale situazione non sempre egli trae un effettivo vantaggio.
Dunque, la giurisprudenza, pur continuando a negare l’estensione analogica dell’art. 5, 10° co. l. divorzio e quindi l’esclusione di un’automatica cessione dell’assegno divorzio qualora il beneficiario inizi una convivenza more uxorio con un terzo, riconosce che la stessa è in grado di influire sulla quantificazione dell’obbligazione dovuta e quindi giustificare una richiesta di revisione della misura e delle modalità di contribuzione economica a sfavore del beneficiario, tanto in quanto l’apporto economico del convivente, secondo le sue sostanze ed i suoi redditi, determini un apprezzabile incremento dei mezzi di sostentamento del beneficiario dell’assegno divorzile, influendo sui parametri previsti dall’art. 5, 6° co., l. divorzio.
E’ da segnalare comunque che la Cass. Civ. con sentenza n. 66009 dell’8.3.2017 ha ulteriormente semplificato l’onere della prova dell’obbligato, stabilendo che non è necessario provare una relazione affettiva nel merito, ma è sufficiente una coabitazione.
Quanto detto in relazione al beneficiario non vale, invece, per il coniuge obbligato che intraprenda una convivenza; in tal caso, come per il coniuge obbligato alla prestazione dell’assegno divorzile che passi a nuove nozze, il suo nuovo convivente non è in alcun modo tenuto ad obblighi assistenziali verso i familiari della famiglia di origine del coniuge, salvo che per gli obblighi alimentari previsti dall’art. 433 c.c. nei limiti dell’art. 434 c.c., i quali tuttavia non riguardano l’ex coniuge.
Risulta pertanto evidente che, sia in caso di nuove nozze che di nuova convivenza del coniuge obbligato all’assegno divorzile, tale stato non possa in alcun modo determinare un aumento della posizione patrimoniale dell’ex coniuge, neppure indirettamente, poiché tale situazione viene posta in essere successivamente alla rottura del matrimonio.
Tale situazione per buona parte della giurisprudenza può determinare una riduzione della misura dell’assegno di divorzio, soprattutto laddove vi siano nuove esigenze di mantenimento dei figli, purché ciò non determini una situazione deteriore verso i membri della prima famiglia, in quanto i figli già esistenti non possono essere oltremodo pregiudicati dalle scelte del genitore.
Sul punto occorre tuttavia valutare ogni situazione caso per caso, secondo l’ampia discrezionalità del Giudice, tesa a bilanciare equamente il diritto dei figli e quello dell’ex coniuge, con l’interesse dell’obbligato a formarsi una nuova famiglia.

EFFETTI SULL’ASSEGNO DI DIVORZIO CONSEGUENTI ALLA COSTITUZIONE DI NUOVA FAMIGLIA DI FATTO

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